Quando nasce un bimbo con una palatoschisi, una delle prime cose che ci preoccupano e di cui si parla con i medici sono gli effetti che la schisi potrebbe avere sullo sviluppo del linguaggio, sulla capacità di parlare.
Il palato molle è il posto dei muscoli che utilizziamo per formare i suoni parlando. La schisi del palato fa in modo che questi muscoli rimangano separati. Per rimediare a tutto ciò il chirurgo interviene con la palatoplastica riposizionando i muscoli nel modo più fisiologico possibile e ricostruendo la mucosa della bocca e l’ugola.
La buona riuscita di questo primo intervento influisce in maniera determinante sulle future capacità del bambino, se i muscoli sono ben posizionati e il palato è come si dice “lungo”, il bambino potrà parlare bene.
Come avrete letto nelle altre pagine del nostro sito esistono diversi protocolli e diverse scuole di pensiero riguardo al momento del primo intervento, di questo potrete discutere direttamente con i chirurghi, per scegliere il percorso che vi sembra più idoneo a vostro figlio. Ciò nonostante tutti, non importa quale protocollo applichino, sono d’accordo sull’importanza della riuscita del primo intervento.

Una volta superato lo scoglio della chiusura del palato (palatoplastica), osservando i bimbi crescere bisognerà sempre ricordarci che lo sviluppo del linguaggio è legato a molti fattori, non solo alla presenza di una schisi, ad esempio: la tonicità dei muscoli della bocca o la qualità dell’udito.
Per questo è importante programmare dei controlli periodici con una logopedista esperta che abbia una significativa esperienza in bambini nati con la schisi.
Uno dei rischi che si corrono infatti è che le logopediste che non vedono molti casi di schisi si alternino tra due atteggiamenti sbilanciati:

  • ”tutto quello che vedo dipende dalla LPS”: e a volte non c'entra proprio nulla, basti vedere la percentuale di bambini  tra il 7 e il 14% dell'età evolutiva che hanno ritardo di linguaggio a prescindere, alcuni di questi hanno anche la LPS
  • “siccome ha avuto la lps è ovvio che ci siano problemi”: invece un nutrito 70% dei bambini non fa logopedia se operato presto e bene

La logopedista nei primi incontri, con il bimbo ancora piccolino, lavorerà con i genitori (counseling genitoriale) spiegando loro come aiutare il bimbo a sviluppare tutte le abilità che gli serviranno in seguito:  come ad esempio mangiare bene, sviluppando così i muscoli della bocca, oppure insegnare a tutti i membri della famiglia a comunicare con lui nel modo più efficace possibile. Aiuterà anche i genitori a capire cosa osservare nel loro bimbo in crescita, per potersi confrontare agli incontri successivi.
Potrà consigliare giochi da inserire nella routine giornaliera per rinforzare i muscoli della bocca e allenare quelli del velo del palato: sempre basandosi sull’osservazione diretta del singolo bambino.
Si confronterà con l’otorino per identificare eventuali problemi di udito che possano influire sulla capacità comunicativa dei bimbi.
Nel caso in cui si osservino dei “segnali di allarme”, come ad esempio tono della voce nasale, distorsioni dell’articolazione, sostituzioni o omissioni, allora verrà concordata una terapia logopedica riabilitativa specifica.
Probabilmente è scontato sottolinearlo, ma i bambini nati con sola labioschisi non avranno nessun problema nel parlare, dal momento che il loro palato molle è integro: potrebbero forse avere bisogno di terapia logopedica come capita a molti altri bambini nati senza schisi.

Anche sapendo queste cose, capita ad alcuni genitori di essere in ansia durante la crescita dei loro bimbi per gli aspetti legati alla parola. Spesso sui forum si leggono domande di genitori i cui bimbi hanno tra i 18 mesi e i due anni: si chiedono cosa osservare per capire se lo sviluppo del linguaggio è regolare o se c'è qualche tipo di difficoltà. In questi casi potrebbe essere utile compilare una specie di diario del linguaggio, elencando le prime parole, versi, parole "in codice" che i bimbi pronunciano e soprattutto come le pronunciano, osservandoli crescere. In questo modo si avrà qualcosa di cui discutere con la logopedista in occasione di uno dei controlli periodici. Alcuni centri, infatti, usano anche monitorare i bimbi chiedendo ai genitori di compilare un apposito questionario ogni tre mesi.

E poi state con loro: cantate, giocate, ripetete filastrocche, raccontate storie. Non fate che il pensiero della schisi interferisca con la gioia di godervi vostro figlio. Con allegria e serenità si supera anche un po' di logopedia se si deve fare.