prof.Massei

Il Prof. Alessandro Massei è dal 2010 Responsabile del reparto di Chirurgia Plastica della Clinica Santa Zita di Lucca. . E’ stato dal 1981 al 2008 Direttore del Reparto di Chirurgia Plastica e Centro Grandi Ustionati dell’ospedale di Santa Chiara di Pisa, Centro di Riferimento di Chirurgia Plastica, Labiopalatoschisi e Microchirurgia. Dal 2008 al 2011 è stato consulente presso l’Ospedale pediatrico Meyer. Già fondatore di Aismel, ora si occupa di Fosmel. Il protocollo utilizzato è stato ideato da lui nel  1977 per la labiopalatoschisi e la palatoplastica ed in uso anche presso l’Ospedale Santa Chiara di Pisa

TERAPIA CHIRURGICA PER LE LABIOPLATOSCHISI

Lip adhesion: si effettua a 30-40 gg nel caso di schisi sopra i 7 mm. La lip adhesion ha lo scopo di ridurre l’ampiezza delle schisi con un beneficio nelle schisi monolaterali del 64 %, di circa il 58% nelle bilaterali. Una volta effettuato l'intervento si lascia "lavorare" per circa 42 giorni. Non è un intervento che ha a che fare con l’estetica: ha bensì la funzione di avvicinare la schisi ossea, migliorare la columella ristabilire la simmetria, correggere la deviazione nasale e facilitare la fase chirurgica successiva. Questo risultato si raggiunge unendo i lembi dei muscoli orbicolari (muscoli che si trovano all'interno del labbro) che sono rimasti separati dalla schisi.
Cheilognatoplastica con periostio plastica a 2,5-3 mesi: cioè la periostioplastica modificata secondo Massei: permette di creare una base di osso per il naso poiché si trasporta nella schisi un pezzo di periostio vitale, vascolarizzato. Nel 70% dei casi questo intervento funziona e non serve un successivo innesto osseo. Nel 22 %dei casi l'effetto sarà parziale, nel 7.4% dei casi con schisi gravi servirà invece l'innesto osseo. Con questo intervento i chirurghi cercano la simmetria migliore del naso e delle labbra ricostruendone la zona mediana e cercano di adattarsi il più possibile all’anatomia di ciascun bambino. Si lavora su labbro, osso e naso contemporaneamente. Sul naso viene effettuata perciò una rinoplastica primaria che restituisce già una simmetria nasale impensabile sino ad alcuni anni fa
Periostioplastica secondaria: nel caso in cui si mostri necessario per favorire ulteriormente la ricrescita di osso nella schisi viene effettuata una periostioplastica secondaria a 6 anni di età, questo succede circa nel 25% delle schisi complete.
Innesto osseo a 9-11 anni: per "riempire" la schisi con osso nel caso in cui la periostioplastica non abbia portato ad una ricrescita completa. Essa si effettua nel 10% delle forme complete. L'innesto viene eseguito con osso prelevato dalla cresta iliaca, secondo il protocollo di Oslo.
Rinosettoplastica a fine crescita

TERAPIA CHIRURGICA NELLA PALATOPLASTICA (PIERRE ROBIN):

Nessuna ortopedia prechirurgica: ovvero non si utilizzano le placchette. Operando precocemente il professore non crede possano portare alcun vantaggio né in termini di allattamento né in termini di chiusura della schisi

Intervento IN TEMPO UNICO di palatoplastica a 5/6  mesi con tecnica di Vauwe Waudrill. Il Professor Massei è un fermo sostenitore dell’intervento precoce e ,se possibile, in tempo unico, al fine di portare il bambino a iniziare la lallazione con il palato già chiuso riducendo al minimo i tempi di riabilitazione logopedica

La chiusura del palato secondario o retroincisivo, viene effettuata intorno ai cinque mesi di vita, con la tecnica di Veau-Wardill modificata Nylen successivamente modificata Skoog. La finalità dell'intervento è quello di ricreare precocemente una normale condizione anatomica che permetta una corretta funzionalità della muscolatura palatina soprattutto in relazione ai movimenti di suzione e deglutizione, indispensabili per una corretta formazione del linguaggio. La palatoplastica precoce inoltre, collocando le inserzioni dei muscoli elevatore e tensore del palato nella giusta sede anatomica, e grazie, quindi al corretto funzionamento dell'ostio tubarico, impedisce l'instaurarsi delle frequenti otiti medie a cui il bambino affetto da palatoschisi è normalmente soggetto.

Per evitare però che la riparazione precoce del palato duro abbia un'influenza negativa sullo sviluppo del mascellare, a causa dello scollamento della fibromucosa palatina ed a causa della possibile formazione di cicatrici trasversali rigide e retraenti, le manovre chirurgiche devono essere eseguite con particolare atraumaticità e la superficie deperiostata deve essere ridotta al minimo.

II metodo prevede il sollevamento di due lembi mucoperiostei scolpiti sul palato duro, a base posteriore, e la ricostruzione della normale anatomia dei muscoli del palato, in particolare quelli della porzione anteriore del palato molle (aponeurosi palatina), allo scopo di ottenere, grazie anche ad uno spostamento posteriore dei due lembi mucoperiostei, un allungamento del palato.